Il TFS, quando arriva al nord, lo sa che la sua vita sta per cambiare.
Quando un terrone arriva al Nord piange due volte: quando arriva, e quando al mattino va al bar.
Dopo aver bevuto una moka da 3 a casa per incamerare “giusto giusto” l’apporto di caffeina che serve per realizzare chi è e dove si trova, il TFS ignaro si catapulta in una città che si rivela immediatamente troppo veloce per quel suo passo da turista.
Il TFS immediatamente capisce che ogni mattina dovrà correre – e dovrà farlo più veloce di un imbruttito – e che non si dovrà mai più permettere di sostare sul lato sinistro della scala mobile in metropolitana. MAI PIÙ.
Appurato questo, il terrone ancora un po’ frastornato realizza che non ha bevuto abbastanza caffè e nell’esatto momento in cui lo ammette l’amara verità gli schizza in faccia come il sugo del ragù dopo 3 ore nel pentolone.
Il TFS al Bar
Il TFS ordina il caffè. Fino a qui tutto bene.
Il problema arriva quando al bisogno di caffeina si affianca il desiderio di mettere qualcosa sotto i denti per colazione.
La scena che si paleserà davanti ai suoi occhi seguirà, grosso modo, questa drammaturgia:
- TFS: Un cornetto per favore
- B: Cosa?
- TFS: Un cornetto per favore, alla crema
- B: …
- TFS: ?%&!”HF%570?!
- B: Ahhhhh! Una brioche!
- TFS: non commenta, sguardo tra il depresso e la crisi di nervi
E sul finale, la più grande delusione, seconda solo alla scoperta che a Porto di mare non si va in costume: il bicchierino d’acqua non viene servito per accompagnare il caffè. L’acqua la si deve chiedere, la si deve pretendere, direi quasi esigere da un barista indignato che la versa in un bicchiere così piccolo, ma così piccolo che il TFS, confuso, si chiede se sia il caso di ordinare sale e limone.
Sconfortato, infine, il terrone abbandona il campo di battaglia, portando con se la consapevolezza che avrà anche vinto la battaglia ma non la guerra. Per quella ci vorranno mesi e mesi di trattamento Ludovico in salsa terronica.